Matti Pellonpää

E’ una delle maggiori icone del cinema finlandese contemporaneo, volto maschile nei film di Aki Kaurismaki fino a Leningrad Cowboys go America (1993). Pellonpää interpreta spesso l’uomo qualunque, un losers epico e silenzioso. La sua vita si intrecciava con forza e naturalezza con la recitazione e molte volte sul set rimaneva con i vestiti che indossava. Era il frontman della band culto dei Peltsix. E’ morto a 44 anni per un attacco di cuore.

 

Cappelli di paglia

E’ una collana trasversale di quaderni Canicola. Il nome deriva dalla Biblioteca multimediale “Arturo Loria”, il luogo dove abbiamo realizzato il primo progetto Cinque racconti, sul racconto breve a fumetti. Si tratta di uno spazio per la cultura straordinario realizzato negli spazi dell’ex Manifattura di cappelli di paglia “Aristide Loria”, costruita nel 1902 nel centro storico di Carpi, accanto al Palazzo dei Pio.

 

Henry Darger

Nato a Chicago nel 1892 condusse tutta la vita standosene in disparte, e lavorando come custode. Dopo la sua morte a 81 anni, si è scoperta la sua immensa attività di scrittore, illustratore, artista e in particolare la sua opera più famosa, un manoscritto fantastico di oltre 15000 pagine chiamato The story of the Vivian girls, in What is known as the Realms of the Unreal, of the Glandeco-Angelinnian War Storm, Caused by the Child Slave Rebellion. L’imponente opera è costellata di centinaia di illustrazioni ad acquarello. A causa della sua vita ritirata, lontana non solo da qualsiasi movimento artistico ma dal mondo reale, Darger è considerato uno dei maggiori esempi di Outsider art. Per saperne di più puoi vedere il documentario di Jessica Yu, The Realms of the Unreal (2004).

 

Sudaca

Il riferimento è a Sudor Sudaca di Muñoz & Sampayo, una serie di racconti usciti sulla rivista Fierro dal 1981 al 1984 (e su Frigidaire da noi) e sorta di capolavoro segreto dei due maestri argentini. Con “sudor sudaca” termine intraducibile si allude al “sudore meticcio” con riferimento a storie di esuli, a vicende di convivenza e tolleranza razziale.

 

Jason Molina

Jason Molina è un musicista americano morto a 39 anni nel 2013 e per noi già un classico. Come Oldham, è un classicone ascoltato e riascoltato, sempre attuale, sempre vivo. Una voce fragile e profonda insieme. Emblema per una collana in divenire, per “i nostri classici” a fumetti, e riedizioni di volumi già in catalogo. Una collana trasversale per formati e stili, come i progetti di Molina: Jason Molina, Songs:Ohia, Magnolia Electric Co.

 

Dino Buzzati

Buzzati narratore di avventure e di attese, decifratore dell’invisibile, ascoltatore del silenzio. Un nome che per noi lega tra loro storie diverse in cui, sempre, il bambino interviene tra le pieghe del Mistero, e impara a leggerlo.

 

Jaroslav Falta

Punta di diamante della scuola cecoslovacca di motocross degli anni Settanta, Jaroslav Falta è un soldato dell’esercito con un talento straordinario. Nel 1974 è pilota ufficiale della CZ (la casa motociclistica nazionale) e partecipa al Campionato del mondo nella categoria 250, con le carte in regola per conquistare il primo titolo mondiale della sua carriera. Tutta Europa impazzisce per il fuoristrada, migliaia di appassionati e curiosi affollano le piste (che nascono come funghi), raggiungendo numeri da stadio in occasione delle gare importanti. Ma siamo anche negli anni della Guerra Fredda, dell’Europa divisa e dell’accesissima rivalità tra Oriente e Occidente. L’URSS, chiusa nel suo isolazionismo, ha tagliato i ponti con l’altra metà del mondo e disciplina in modo rigido la vita dei cittadini suoi e dei suoi Stati satelliti (attraverso regimi dittatoriali fedeli al Partito): tutti devono essere “inquadrati” in apparati statali e chi viene scelto per partecipare alle competizioni sportive internazionali non lo fa per soddisfazione personale, ma solo perché deve tenere alto l’onore sovietico di fronte al mondo.

I principali avversari di Falta sono i belgi Everts (Harry, il padre di Stefan) e Geboers (Sylvain, il fratello di Eric), lo svedese campione in carica della Yamaha Andersson e il sottufficiale dell’Armata Rossa Gennady Moiseev, alla guida di una KTM perché l’esercito sovietico ha concluso un accordo con la Casa austriaca per la fornitura dei mezzi. La stagione è molto combattuta e parecchi piloti si mettono in mostra, conquistando vittorie parziali, ma i due pretendenti più seri al successo finale risultano essere proprio i due campioni dell’Est: Falta e Moiseev. I sovietici fiutano l’occasione: nessun russo è ancora riuscito a vincere un titolo mondiale, Moiseev è in gran forma e la Cecoslovacchia è uno degli Stati satelliti, per cui sarebbe più facile far valere la propria “supremazia politica” su un pilota di quella nazione rispetto che su uno di un Paese occidentale. Anche perché Falta va davvero forte e non sarà facile batterlo “puliti”.

Alla terza prova, in Polonia (guarda caso altro Stato del blocco comunista), il primo segnale inquietante: Falta è costretto due volte al ritiro a causa di partite di benzina avariata, mentre la KTM di Moiseev vola come un siluro verso una doppietta che lo proietta in testa al campionato. Il cecoslovacco non si perde d’animo e, col passare dei GP, riesce a recuperare parzialmente il gap; in una delle ultime gare, in Olanda, nel corso della prima manche, la rivalità tra i due sfocia in una vera e propria guerra aperta e si arriva addirittura allo scontro fisico: ormai tutti hanno capito che la questione potrà essere risolta solo alla prova finale.

Sulla pista svizzera di Wohlen, teatro dell’ultimo appuntamento, il pubblico accorre numerosissimo a vedere come si concluderà questa incredibile battaglia tra i due figli dell’Est. Gennady Moiseev si presenta in testa alla classifica con un vantaggio relativamente rassicurante: per assicurarsi l’iride, infatti, gli basterà arrivare al traguardo controllando le mosse di Falta, che dal canto suo deve piazzarsi almeno secondo e sperare in qualche guaio del rivale. All’epoca i guasti meccanici alle moto sono molto frequenti, quindi una situazione del genere, per quanto confortevole, non permette comunque a Moiseev di dormire sonni tranquilli. Ma i russi non hanno la minima voglia di veder sfumare il loro trionfo proprio all’ultimo e sono pronti a tutto…

Prima manche. Falta fa il suo dovere, parte in testa e scappa imprendibile, mentre Moiseev si ritrova tra gli ultimi e non riesce a recuperare per via di problemi all’ammortizzatore posteriore della sua KTM, ma invece di ritirarsi decide di cercare almeno di far perdere punti al suo rivale, così si fa raggiungere da Falta e comincia a disturbarlo ostacolando palesemente il doppiaggio: alla fine Falta cade e Harry Everts ed Andersson lo superano; solo a quel punto Moiseev rientra ai box, mentre il pilota della CZ è terzo al traguardo.

Seconda manche. Falta, che deve necessariamente vincere per sperare ancora, è determinatissimo, forse troppo, e infatti al via scavalca il cancelletto (che all’epoca cadeva in avanti e non all’indietro), ritrovandosi di nuovo da solo in testa al gruppo. Moiseev è terzo, ma dopo qualche giro è costretto a fermarsi di nuovo per problemi meccanici, lasciando così il titolo su un piatto d’argento al rivale: ormai, col russo inevitabilmente a zero punti, è infatti solo il risultato di Falta che determinerà le sorti del campionato. Da adesso in poi, però, la gara del pilota CZ si tramuterà in una incredibile corsa contro gli ostacoli, come in una specie di videogame.

Subito dopo il ritiro di Moiseev, i sovietici ordinano al compagno di squadra Popenko (che di solito corre in 500, ma è venuto a fare questa gara per aiutare Moiseev) e a Rybaltchenko (pilota CZ, ma russo anche lui) di aspettare Falta e ostacolarlo: è un vero “posto di blocco” quello che organizzano i due russi, con inchiodate, sterzate brusche e tutta una serie di manovre volutamente pericolose che alla fine portano Rybaltchenko a buttare giù il nuovo leader del mondiale. Il pubblico è allibito, i sovietici sono sommersi di urla e fischi ogni volta che passano davanti ai tifosi, e il direttore di gara decide di intervenire squalificandoli; Falta, nel frattempo, si è ripreso dalla caduta e sta rimontando come una furia scatenata, finalmente con la pista libera da pericoli e complotti. Ma la farsa non è ancora finita, perché i meccanici russi, privi ormai di ogni loro rappresentante in pista, decidono di intervenire alla disperata, lanciando sassi e pezzi di legno ogni volta che Falta gli passa davanti: uno di loro cerca addirittura di stenderlo infilandogli un bastone tra le ruote!

Nonostante queste incredibili manovre, Falta riesce comunque a raggiungere Rahier ed Everts al comando, li supera e conquista la vittoria che gli vale il meritatissimo titolo mondiale! Il pubblico acclama a gran voce il nuovo campione, che ha saputo vincere contro tutto e tutti.

Ma il trionfo di Falta dura lo spazio di un paio d’ore. Il team sovietico, infatti, presenta ufficialmente reclamo per il salto del cancelletto al via della seconda manche e la giuria lo accoglie, assegnando al cecoslovacco una penalità di un minuto che lo fa scendere dal primo all’ottavo posto: un piazzamento che consente a Moiseev di conservare il primo posto in classifica. A questo punto Falta presenta un contrappello per le scorrettezze subite dal team KTM nel corso di tutta la giornata, ma non ottiene che un rifiuto, finendo quindi clamorosamente scippato di un titolo che la pista aveva indiscutibilmente attribuito a lui.

 

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