Descrizione
Attraverso delle tavole che fanno del disegno narrazione, la maturità artistica di Michelangelo Setola ci attanaglia, catturando il lettore in un universo violento, ma anche liberatorio.
Un racconto visivo dirompente e bizzarro che mette in scena una rivoluzione operaia disperata tra archeologie industriali che rimandano alle foto dei coniugi Becher e alle fisionomie alienate di Daumier. Don Goffo è un viandante silenzioso di cui non sappiamo nulla che ci accompagna in un indefinito sud del mondo, fino a una città industria. Nell’immensa fabbrica gli operai lavorano, mangiano, dormono, sotto lo sguardo di un padrone invisibile che li forgia per adattarli all’alienazione del lavoro…
Preciso nella descrizione di un sistema già da tempo malato che sta progressivamente consumandosi. Dolorosamente presente e mai così efficace come in quest’epoca di emergenza forzata, giunta improvvisa a scardinare le nostre abitudini.
Davide Scragni
(Fumettologica)
Nel libro di Setola tutti i personaggi sono stremati, abbruttiti dalla fatica, senza forze, vanno avanti per inerzia, non si pongono domande, ormai non c’è più altra speranza che dare la propria esistenza in pasto alla fabbrica.
Diego Miedo
(Napoli monitor)
Le edizioni Canicola sono forse l’emblema del fumetto d’autore italiano centrato sui temi della marginalità, dell’alienazione, delle crescenti aree industriali dismesse. I marginali, qui, sono gli sprecati del titolo: vite sprecate, macellate, di gente umile. Deambulano in un luogo, ampiamente metaforico, dove si annullano i punti di riferimento temporali e spaziali. […] Dei rimandi pittorici più espliciti, come le fisionomie dei disegni di Daumier, Setola riesce invece a fare una sorta di versione underground, sporca, se non lercia, pur riuscendo a costruire immagini sontuose, pregnanti, sensibili. Un vero exploit.
Francesco Boille
(Internazionale)